Quando Gaia mi ha detto “andiamo nelle Dolomiti” ho avuto un breve momento di esitazione. Erano ormai diverse settimane che stavamo preparando il nostro viaggio in Basilicata e alle parole “montagna” e “Dolomiti” il mio cervello – come sempre in stile cane di Pavlov – ha associato alle parole paesaggi alpestri, Heidi, le carpette, le baite, i formaggi puzzoni, ecc. Non certo la Basilicata e il Sud Italia. Poi siamo partiti. Sono andato, ho visto e ho conquistato le vette… Ebbene sì, lucane.
Dopo aver fatto un giro tra Castelmezzano, Pietrapertosa e Sasso di Castalda ho dovuto resettare la mente: esistono le Dolomiti lucane e esiste una montagna lucana degna di questo nome. Ovvio, le vette sono in scala ridotta rispetto alle sorelle alpine, ma forme e colori sono quasi quelle. E se certamente non si può sciare a 1.100 metri sul mare, in Basilicata si sono inventati tutta una serie di attività – tra lo sportivo e il ludico – che permettono di divertirsi e rischiare la propria vita sospesi a mezz’aria in molti esilaranti modi diversi! No, quest’ultima parte non sta proprio così.



Diciamo la verità: non mi aspettavo che la montagna della Basilicata potesse portarmi brividi o incuriosirmi con una narrazione “fantasy”, invece il volo dell’angelo a Pietrapertosa (e Castelmezzano), il cammino delle Sette Pietre (sempre in zona) e il ponte tibetano a Sasso di Castalda mi hanno veramente stupito!
IL “VOLO DELL’ANGELO” DI PIETRAPERTOSA E CASTELMEZZANO
Immaginatevi due fronti contrapposti – e parecchio scoscesi – di una montagna. Sui versanti due paesini che paiono dipinti come sfondo del presepe. Nel mezzo il nulla. Solo un cavo di acciaio – in realtà sono due. E gente che viene sparata appesa ai cavi da un paese all’altro! “Paura” è una parola troppo abusata; anche “adrenalina”. Centinaia di metri di vuoto sotto la pancia, mentre si sfreccia a quasi 120 Km/h per 1.400 metri di angoscioso delirio urlante. Fatelo! Informandovi prima magari sul sito ufficiale di questa meraviglia di idea che ha rilanciato il turismo della zona – bella a prescindere se volete il mio parere.



IL CAMMINO DELLE SETTE PIETRE
Vi è bastato passare a razzo sulla campagna sopra Pietrapertosa e Castemezzano? A noi no, e abbiamo scelto di camminarci dentro, scendere a piedi fino al punto più basso della valle e poi risalire. Ma io e Gaia non abbiamo solo camminato. Infatti qui hanno studiato un tragitto tematico fatto di istallazioni, aree di sosta e percorsi guidati da audio collegati a fotocellule. La storia è quella di alcune “mascìare” – sorta di streghe lucane – che nottetempo irretiscono un giovane, e danzano con lui, e amoreggiano e si lanciano in un sabba selvaggio, in un rito erotico-evocativo. Lo spunto, davvero ben “tradotto” nel percorso, è quello del romanzo di Mimmo Sammartino, Vito Ballava con le Streghe (Sellerio, 2004). Io mi sono proprio goduto questa camminata, tra un respiro affannato e l’altro, a volte accasciato su uno spuntone di roccia. Sì, perché il tratto di cammino non sarebbe neanche troppo lungo, l’unico vero ostacolo è il dislivello che in certi punti si fa realmente sentire. Il percorso delle Sette Pietre non è famoso come il volo dell’angelo, ma secondo me è ben fatto, faticoso e misterioso al punto giusto.



IL PONTE TIBETANO DI SASSO DI CASTALDA
Una zona diversa, ma sempre in Basilicata: un’altra invenzione riuscita, un altro motivo valido per accelerare i battiti cardiaci. Sasso di Castalda è – come molti paesi isolati e bellissimi – un luogo di storia, di leggende: da qui sono passati greci, romani, conquistati e conquistatori. La “Terra del Sasso” avrebbe tanto da offrire al turismo slow, di per sé, ma come anche in altre parti dell’ “illuminata” Basilicata, hanno aggiunto valore con un progetto turistico splendido. Uno (anzi due) ponti tibetani sospesi tra le cime che si alzano intorno a Sasso di Castalda. Ponti da record, anche: 95 metri di lunghezza e sosperso a 70 metri il primo e ben 300 metri in un’unica campata (sopra a 120 metri di vuoto) il secondo! Quest’ultimo è chiamato “Ponte alla Luna”, per onorare il paese intero. Infatti – ecco che mi esce uno sbotto professorale! – Sasso di Castalda è legato alle missioni Apollo, avendo dato i natali a Rocco Petrone, un tecnico della Nasa, figlio di migranti lucani.



Io e Gaia abbiamo affrontato la camminata nel vuoto con una certa incoscienza, salvo poi renderci conto che 300 metri sopra al niente sono parecchi. A metà strada io avevo grosse perplessità – diciamo proprio strizza – e i crampi alle mani, da quanto stringevo i cavi che reggono il ponte! Poiché la fifa accomuna le persone, sul ponte si fanno anche un sacco di amicizie. Preparatevi ad essere socievoli quindi e anche a un bel po’ di fila, perché i ponti sono frequentatissimi!






Fantastico, non credevo ci fossero posti così interessanti e… adrenalinici in quella regione. Proprio una bella scoperta!
Lo è stata anche per noi!
Ciao Gaia,
a chi ti sei rivolta per fare il volo dell’angelo e il ponte tibetano?
Un’altra info: consigli su dove dormire da quelle parti?
Grazie mille
Luigina
Ciao Luigina!
Il volo dell’angelo e il ponte tibetano puoi fissarli direttamente quando arrivi lì, non credo sia necessario fissare prima. Almeno noi non l’abbiamo fatto.
Noi abbiamo dormito nel paesino di Castelmezzano una notte e una notte a Sasso di Castalda. Ti consiglio per il pernottamento di fissare con largo anticipo perché non ci sono molte sistemazioni e dormire in questi paesini è molto bello!
La Basilicata in questi ultimi mesi mi attira moltissimo. Bel post, mi piace !!!
Grazie mille!