L’ISPIRAZIONE SULLA VIA DI MATERA
Cosa sapevo della Basilicata primati andarci? Poco, onestamente. Ma ci volevamo andare. Così prima di partire io e Gaia abbiamo iniziato a raccogliere idee e percorsi. La Basilicata – udite, udite, non è solo Matera. Tra le guide cartacee oppure on-line alla fine abbiamo preso come bussola un articolo del magazine Expedia Discover, una sorta di elenco ideale, il nostro menù alla carta in cui scegliere cosa fare.
Mi sono reso conto, “studiando”, di essere colpevolmente ignorante rispetto al Sud Italia; ogni volta che ci vado, sopratutto quando siamo da soli, in un viaggio fai-da-te, mi rendo accorgo di quanto sia bello e ancora, talvolta, poco valorizzato. Nessuna eccezione anche stavolta, infatti la Basilicata è bellissima! Selvaggia e isolata, mi ricorda per certi versi la mia amata Maremma; è un altro Far West italiano, un’altra frontiera tra civiltà (millenaria) e natura. Una riduzione in scala di climi e dialetti, anche: montagne (le Alpi lucane) mare, Maratea per dire un nome solo, due aree di influenza (quella pugliese e quella campana): risultato una regione piccola e “cazzuta”, che si difende bene nella lotta per la conquista del viaggiatore/turista.
ANDARE IN BASLICATA? PER SCRIVERNE!
Prima di gettarci, letteralmente, dentro l’itinerario, voglio fare come gli scrittori seri e imbastire due premesse: la prima sul cibo, la seconda sui dettagli, ovvero su cosa fare in Basilicata in dettaglio. Il cibo è spettacolare, mi sono farcito di caciocavallo, pizze, rustici e peperoni cruschi e altre cosucce da duemila calorie il grammo. Ma ne riparleremo. Per i dettagli, lo stesso, voglio scrivere di certi posti e di certe esperienze lucane con dovizia di particolari. Quindi ora mi limito in questo primo articolo a dipingere – che artistone che sono! – un quadro generale: un itinerario secco – non mi riferisco ai chili che ho preso – per affrontare sei giorni in Basilicata!
Passiamo dunque delle elucubrazioni ai pellegrinaggi con il nostro racconto di un viaggio di sei giorni in macchina: un Firenze-Matera, andata e ritorno, con diverse altre soste, tappe, paesaggi, bevute – ma soprattutto mangiate.
GIORNO 1 – L’EPICO VIAGGIO DI ANDATA
Non è vero, non è stato così epico e nemmeno troppo lungo. Un po’ lungo, sì, via. Tra Roma e Napoli abbiamo trovato qualche coda. Poi non so come, siamo usciti dall’autostrada e infilati in una strada di campagna e io continuavo a ripetere a Gaia: “Ma non è possibile che questa sia l’unica strada per Matera, ti pare? Non è possibile, vero?”. E infatti ce ne sono altre, ma non molte altre. E neanche molto più grandi. Matera è isolata. Questa la prima impressione. Arriviamo, ci sistemiamo, ceniamo, sveniamo sul letto strafatti di stanchezza.



GIORNO 2 – I SASSI, I SASSI E ANCORA I SASSI
Avevamo una camera nella parte nuova della città: immaginatevi la mia sorpresa quando camminando in centro siamo arrivati in Piazza Vittorio Emanuele e per la prima volta mi sono affacciato sui “sassi”. Non scriverò nulla, si devono vedere, ogni parola sarebbe retorica: “caveoso”, “barisano”, città vecchia medievale, stradine, casine, bianco, grigio, color pietra ovunque, finestre e porte che si aprono su tunnel e misteriosi strapiombi ipogei. Sono passati una giornata e un qualcosa come venticinque chilometri di camminata senza accorgersene.
GIORNO 3 – MATERA, OLTRE I SASSI
Siamo rimasti a Matera, continuando a gioire di quello che la città offre – ed è molto. Molto è stato fatto anche per Matera Città della Cultura 2019 e si vede. Per prima cosa abbiamo programmato una visita al MUSMA – il museo della scultura contemporanea: ospitato in un antico palazzo materano, si sviluppa per buona parte in un allestimento sotterraneo, dove il contrasto tra i vecchi scavi ipogei e le opere di arte contemporanea è stridente, ma stranamente funzionale. Abbiamo anche fatto un salto oltre la Gravina, il fiume che separa la collina di Matera da quelle circostanti, nel Parco della Murgia Materana; qui abbiamo abbiamo anche preso parte ad un tour delle chiese ipogee più note di Matera e apprezzato una vista unica della città al tramonto. È da queste colline che Matera sembra un paese di un’altra epoca, qui sono stati girati la Passione di Mel Gibson e Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini.



GIORNO 4 – ATTRAVERSO MERAVIGLIOSI “DESERTI”
Ci siamo lasciati Matera alle spalle: direzione Tursi e Craco, paesi “fantasma”. Nel percorso abbiamo optato per una sosta alla Cripta del peccato originale: un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo. Un’esperienza suggestiva. In mezzo – letteralmente – al nulla della campagna lucana, si scoprono affreschi di una bellezza semplice e potente. Ne riparleremo! Infine, attraverso strade assolate e totalmente vuote (va detto, era Pasqua), siamo arrivati a Tursi. Il paesino è piccolo, ma vitale. La zona “fantasma”, o quasi, è sopra una collina dove sorge la Rabatana, antico rione della città vecchia, forse di fondazione araba. Case abbandonate accanto a strutture ricettive, stradine che sbucano sul vuoto e altre che danno su casette come quelle degli gnomi. Sopra tutto i falchi che volano fra i tetti. Il paese di Craco poi è stato ancora più sconvolgente: un’intera cittadina completamente abbandonata per colpa degli smottamenti (causati probabilmente dalla stupidità umana…). Scenari post-apocalittici di una realtà congelata a cinquanta anni fa: case intatte, molto spesso, sgangherate e depredate a volte, porte, stufe, bottiglie, perfino qualche indumento. Spettrale, affascinante, unico.



GIORNO 5 – CASTELMEZZANO, PIETRAPERTOSA E SASSO DI CASTALDA
Il quinto giorno ci siamo spostati a Castelmezzano. Sì, è il paese del’ “volo dell’angelo”. No, non l’abbiamo provato, perché era ancora chiuso. In compenso abbiamo fatto un breve trekking “montanaro” che si chiama “Percorso delle sette pietre” che unisce l’abitato di Castelmezzano (sembra un vero presepe) a quello di Pietrapertosa (un altro presepe). Finiamo la giornata di spostamenti con un ultimo gioello-presepiale, ovvero Sasso di Castalda dove io e Gaia ci siamo lanciati, sul serio, lungo un ponte tibetano tanto pauroso quanto scenografico. Io ho avuto una certa inquietudine nel percorrerlo, Gaia ovviamente sembrava nata lì, sospesa a duecentocinquanta metri.






GIORNO 6 – L’EPICO VIAGGIO DI RITORNO
L’ultimo giorno ce la siamo presa comoda, passando da Brienza. Ci siamo foderati lo stomaco di caciocavallo e pizzette, attaccando un paio di caciotte anche in macchina. Tra peperoni cruschi, taralli e formaggi la Camperina, la nostra macchina (più unica che rara – una Ford Tourneo Courier), sembrava un furgoncino di un import-export di prodotti tipici. Ovviamente al ritorno mi sono sbafato tutto in meno di tre giorni…






Mi segno assolutamente il ponte tibetano, ne sono una grande appassionata! Bello il vostro itinerario, si sente sempre e solo parlare di Matera ma è evidente che la Basilicata offra tanto di più!
Il ponte tibetano è stato davvero un’esperienza fantastica!
Comunque…anche noi conoscevamo poco la Basilicata e invece…siamo rimasti incantati!
Ma che meraviglia! La Basilicata è una di quelle regioni di cui si parla poco (solo di Matera) ed è un gran peccato. Non l’ho mai visitata ma ci passavo sempre per andare in Calabria e conosco solo la costa e Metaponto. Ed è un peccato sia così poco collegata.
Grazie per questo tour fuori dal turismo di massa!
La prossima volta che passi dal Metaponto ti consigliamo una escursione verso l’interno!
La Basilicata è meravigliosa!
Articolo molto interessante, spunti e idee per nuovi viaggi nel Sud Italia che è meraviglioso. Ci sono altri paesini che ci consigliate? Io aspetto la guida dei ristoranti 🙂
La guida sui ristoranti arriverà presto, promesso!
Avevamo solo sei giorni a disposizione per cui abbiamo potuto visitare solo i paesini che vedi nell’itinerario, ma ci torneremo di sicuro per scoprirne altri!