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Survival Cooking – La carrettiera assassina

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  • Commenti dell'articolo:7 commenti

Cari amici della community,

è con un occhio a un film erotico degli anni Settanta lanciato in streaming e la sonata al chiaro di luna del buon Ludwig (amico caro) che stasera voglio deliziarvi e farvi partecipare ai segreti di un altro grande piatto della tradizione maschile; un piatto che dal basso della sua semplicità rappresenta un pilastro – infame – della resistenza gastroduodenale dell’uomo moderno. Qualcuno dei vostri omini o compagni potrebbe conoscere la pietanza sotto vari nomi: linguine del demonio, pasta all’aglione e rutti, rigurgito demoniaco, pastina scureggina, carrettiera assassina, ecc. ecc.
Fatte queste oneste premesse, direi di munirsi di guanti al titanio, occhiali anti-fumigazioni, una potente cappa aspirante, e procedere alla realizzazione pratica di questa beniamina degli stomaci.

Cosa vi serve se amate davvero il rischio, diciamo per 1 persona da sola a casa che guarda i Simpson dopo una mattina incredibile al lavoro, che ha fretta e un buco nello stomaco immenso (dose da almeno 2 persone normali e con normali intendo diverse dal sottoscritto):

– Acqua. Provateci voi a cuocere gli spaghetti direttamente sul fuoco!

– 1 capo d’aglio intero. Se non avete le palle di pulire e sminuzzare un intero capo d’aglio non siete delle vere food bloggheriste, non siete dei veri uomini né potrete mai passare una notte deliziando il partner con degli allegretti andanti di oboe rettale, anticipati da vigorose esclamazioni, quali: «Amore, amore, senti questa!»

– 1/2 cipolle, qualunque razza, chissenefrega. Se siete degli esteti prendetele bionde. All’uomo piacciono bionde, ed eviterete anche così che il sugo assuma colori strani tendenti al violone.

– Olio, parecchio. Diciamo che deve coprire l’aglio, poi semmai lo scolate nel lavello, elegantemente, come si vedrà più innanzi. Si dice EVO, ma come cosa mi sembra parecchio da fighetti. E poi per associazione EVO mi fa venire in mente EVA che vergine non era, anzi era una bella maiala, e per colpa sua ora tocca lavorare… Vabbé questa è un’altra storia misogina…

– La pasta, spaghetti n.9 o linguine n.12, del dottor Garofalo, tassativamente. Il dottore è morto ma la pasta è sempre bbbuòna. In fondo anche il più rude zozzone tra di voi inutili commensali fagocitanti ha diritto ad un po’ di lusso ogni tanto. Fate due etti e mezzo, va! Se poi volete provare un’ebbrezza sacrilega potete mischiare due tipi di pasta diversi e cotture differenti, così da doverli buttare in tempi scaglionati, cronometro alla mano, correndo verso il fornello e lanciandoli stile giavellotto per tema che l’altra metà (già a bollire), poi diventi scotta.

– Passata di pomodoro. Va bene un liquame rossiccio qualunque. La vecchia scolatura dei pelati: OK! Nei corsi di sopravvivenza più tosti usano l’Ortolina, la fedele compagna dell’uomo d’azione in cucina!

– Peperoncino. Più è fresco e violento e meglio è. Fate una prova – Dio sa quante volte mi è capitato –: affettate a mani nude il peperoncino, 2 o meglio 3 esemplari, poi andate in bagno a fare la pipì e prendetevi amorevolmente in mano il coso (o la cosa). Ecco, se urlate è il peperoncino giusto. Poi lavatevi forte forte le mani (e il/la coso/a).

– Pruzzemolo (con la ‘u’). Se non ce l’avete usate il basilico. Se nemmeno questo c’è, va bene l’erba cipollina, il timo, il dragoncello, il pratino finto a scaglie del presepe, oppure grattate una chiappa del Grinch – insomma ci vuole una spruzzata di verde.

– Sale. q.b. Più per l’acqua che per il sugo, già potentemente saporito grazie alle mitiche doti omopatiche dell’aglio e peperoncino! [non manca una ‘e’]

– 1 statuina della torre di Pisa segna-umidità.

– Cacio parmigiano. Spolverare finché non avete i crampi alla mano, segaioli!

– Gli effemminati e i deboli di piloro potrebbero voler aggiungere un cazzariello di burro per controbilanciare l’effetto acido (perforante) della passata di pomodoro passata (cioè vecchia di 2 settimane). Io lo sconsiglio.

Arrivati a questo punto – in pratica avendo razziato il già vostro magro frigorifero –, procedete così:

1)    Mettete in un secchio di metallo l’acqua a bollire sul fuoco, e salatela.

2)    In un bricco (che non è un briccone piccolo, ahahah – RIDETE!) fate rosolare la dose industriale di aglio e cipolla a bagno d’olio. Aggiungete i peperoncini ma non bruciate nulla. Deve rosolare, non diventare marrone e nemmeno giallino scuro. Ci piace il sapore eccheccazzo!

3)    Aggiungete la passata di pomodoro e portate l’intruglio al bollore. Mi raccomando schizzate patacche di pomodoro e olio a metri e metri di distanza, contemporaneamente insozzando le piastrelle e il ritratto di voi da piccolo che avete in camera (in camera???). Occhio ai fumi. Se la pozione è ben dosata dovrebbe procuravi la tosse. Dite anche sommessamente: «Wingardium Leviosa» ruttando, se possibile. È importante ai fini della ricetta. Fatevi infine un piacere e scolate per davvero l’eventuale olio in eccesso dentro l’acquaio, tra gli applausi degli astanti.

4)    Ecco, ci siamo. Al tempo debito assaggiate la pasta, se è cotta bene non moccolate e scolatela. Scodellatela, poscia unite la preziosa salsina che avete a portata di mano.

5)    Cospargete la pasta con la roba verde che avete rimediato (prezzemolo o basilico) con ampie manate da contadino e poi imbiancate di cacio.

Brave/i! Servitevi fiduciose/i e con un litro di birra nelle vicinanze (per il peperoncino e per favorire il processo ruttativo). Se siete state/i brave/i il risultato assomiglierà alla foto (che ho fatto me medesimo, ci tengo a sottolinearlo con la massima spocchia anti food bloggher).
Quelle che vedete spuntare bianche e indomite non sono larve semoventi, bensì orgogliosissimi e bastardi pezzi d’aglio! Auguri!

 

Con questa ricetta di Brontolo partecipiamo al contest de Il Pomodoro Rosso (in collaborazione con Garofalo) La Pasta degli studenti. Se non è pasta da studenti questa qui di Brontolo…! 🙂

 

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Questo articolo ha 7 commenti

  1. lagaietta

    brontolo grazie!
    tu non hai idea della risata che mi sono fatta leggendo la tua onorevolissima pasta. di prima mattina iniziare ridendo a crepapelle fa sempre un gran piacere!

    l'altragaia, ciccia…hai tutta la mia più profonda,sincera e sentita comprensione.

  2. Marzia

    ahahhaha oddio sono piegata Gaia, mi hai fatto morire dal ridere.. però tu non offendere chi ha problemi con l’aglio, io se lo tocco mi prude tutto, le mani, la faccia, gli occhi.. pensa che quando ho dovuto usarlo per forza l’ho sbucciato coi guanti per lavare i piatti!!! comunque davvero semplice e perfetta per il contest questa ricetta (lo sai che sono giudice verooo?)
    Un bacione!

  3. Lo81

    ahahahah! fastastica ricetta, complimenti a tutti e due, questo post è un vero spasso!

  4. Brontolo aka MrTree

    Salve, la propietaria del blog è momentaneamente assente. Questa è la segreteria telefonica che risponde brontolando… Grazie dei commenti positivi. E per Marzia, hai ragione non è giusto discriminare chi non può mangiare l’aglio, semmai soffrire con loro per il gusto sopraffino dell’amato bulbo (ma è un bulbo???).
    Passami la lincenza cazzara e l’antipatia irritante delle ricette cazzare… io semplicemente ho una resistenza all’aglio che nemmeno un grizzly. Gaia invece… l’idea comunque è che questa pasta è una variante esagerata della pasta detta (veramente) “all’aglione”, abbastanza tipica della Toscana.

  5. La Melannurca

    ahahahah sono ovviamente diventata fan di survival cooking. brontolo ti vogliamo più spesso sul blog!

    Gaia, in bocca al lupo 🙂

    1. MrTree

      Grazie, grazie, troppo buone…

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