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Survival Cooking – L’omelette del pover’uomo

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  • Categoria dell'articolo:Ricette
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Oggi inauguriamo una nuova collaborazione con il Convivente! La proposta di collaborare con La Patata in Giacchetta è arrivata direttamente da lui, però ovviamente ha deciso di farlo alla sua maniera. Come potevo non accettare?

Lui ha deciso di chiamare la rubrica Survival Cooking, e nella sua idea deve essere dedicata alla cucina da veri uomini, ovvero quei pochi piatti che ogni uomo dovrebbe saper cucinare! D’ora in poi potrete trovare la raccolta dei suoi contributi nella pagina Survival Cooking. Buon divertimento!

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L’omelette del pover’uomo
ovvero
Quattro omelette scrause non aboliranno mai il destino

 

Questa è una ricetta infingarda, una di quelle che si presenta semplice e che si tramuta in un incubo attaccaticcio sulle piastrelle della cucina. Va affrontata con tenacia, determinazione e il cipiglio cattivo del sergente americano che grida alla recluta sputacchiando: “Forza! In piedi! Palla di uovo!”

Bisogna anche premettere che io non ho la più vaga idea di come si faccia un’omelette. Né ho ancora capito quale sia la differenza con una frittata farcita. In ogni caso mi è stata chiesta dalla seria proprietaria di questo blog (che ha una strana concezione della cucina e di quello che dovrebbe fare un uomo per propria competenza, vedi l’omelette) e io l’ho fatta: non una, signore e signori, ma ben quattro volte consecutive senza sbagliare! E non so proprio come sia potuto accadere. Ma vediamo i dettagli.

Vi servono (forse) per 2 persone:

–    almeno 3 uova buone (se son bogliole si va poco lontano);
–    sale q.b. (q.b.=’quello buono’, se fa schifo è inutile);
–    un po’ di latte, a occhio, poiché non esiste modo o sistema di misura noto all’uomo (né all’uovo) capace di determinare la giusta quantità di latte per un’omelette. L’unica è versarne un po’ alla volta, ovviamente a casaccio, e cercare di ottenere un bel giallino squacquero. Se lo allungate troppo sarà una schifezza improponibile o una crêpe, se poco una bella Carbonara;
–    pepe sempre di Quello Buono;
–    un po’ di parmigiano grattugiato. C’è chi dice sia un’eresia, e c’è a chi non gliene frega una mazza, cioè il sottoscritto;
–    3/4 belle sgrattugiate di noce moscata violenta e soporifera;
–    sottilette al cacio svizzero o fini-fini-fini fettine di emmenthal (le sotilette per carità tiratele fuori dal frigo all’ultimo momento, quando sarete presi dal panico, sennò si appiccicheranno ovunque e moccolerete, oh!, se moccolerete…);
–    due belle fettone di mortadella unta e pistacchiuta;
–    1 statuina della torre di Pisa segna-umidità.
–    1 dadarello di burro

Poscia procedere così:

1)    Lavate bene le uova che sennò vi viene la salmonella. Poi sbattetele con garbo sul bordo dell’acquaio, anche noto come lavello; fate quindi scorrere l’acqua e con della carta assorbente asportate i residui di guscio sparsi ovunque nel raggio di 10 metri. Quindi prendete altre tre uova e sbattetele con molto, molto garbo sul bordo dell’acquaio e poi versatene il contenuto dentro una scodella o meglio un’insalatiera-nana, che si presta allo scopo.

2)    Unite nella bacinella il sale, il pepe, la noce moscata grattugiata, e la manciatina di parmigiano.

3)    Accendete la tele e cercate un cartone animato, una partita, una puntata di Lost. Qualunque cosa vi distragga e vi confonda, portandovi via capacità mentali importanti. È fondamentale per la riuscita in totale ignoranza della ricetta. Cominciate, con un occhio rivolto al televisore, ad aggiungere il latte. In caso di sovraddosaggio ritornare al punto 1.

4)    Ora il vostro composto dovrebbe essere una roba inguardabile con tre palle rosse, svariati puntini multicolore e un rigagnolo di latte. Bene, questo è il momento di sbattere. Prendete una frusta o se preferite (come me) una volgare forchetta e menate botte dentro il contenitore a zangola che avete sottomano. Non formalizziamoci! Va bene picchiare in tutte le direzioni e a tutti i ritmi, basta mescolare, potrebbe farlo anche una scimmia. Guardate un po’ di tele mentre lo fate.

5)    Mettete una larga padella antiaderente sul fuoco (medio-alto se avete furia, io ce l’ho sempre). Infilzando il dadarello di burro su una forchetta fatelo pattinare sulla superficie della padella, si scioglierà che è una meraviglia e darà la piacevole sensazione di pitturare con il grasso. Sarebbe meglio che il burro non friggesse, né si bruciasse; va solo sciolto e la padella dev’essere bella calda.

6)    Traventate, dopo un’ultima bella ramazzatina per evitare depositi, la sbroda gialla in padella e fate gesti sapienti con il manico della padella, fingendo di spargere bene il liquido lungo tutta la superficie imburrata.

7)    Da qui in poi cominciano i cazzi amari. Si forma subito una bella pellicola; sopra però la miscela giallognola continua  a sguazzare libera e felice. Occhio a non alzare troppo il fuoco, sennò si brucia il sotto e ciao. Girate, girate con maestria il composto nella padella, alzandolo periodicamente dal fuoco per non andare in paranoia (non temete, si brucia solo alla fine). Cominciate a questo punto a borbottare frasi minacciose e sconnesse fra di voi, tipo mantra, o tipo preghiera schizoide.

8)    Con uno strumento all’uopo, una cazzuola o una forchetta sozza, o anche un mestolo rigira frittelle, cercate di staccare i bordi della omelette-in-itinere e di far rapprendere il liquido rimasto il più possibile, magari inclinando la padella per farlo infilare sotto i bordi staccati.

9)    Quando è ragionevolmente rappreso tutto, adagiate  come morti da un lato le fette di formaggio o le sottilette traditrici e la mortadella.

10)    Aspettate che vi prenda il panico.

11)    Ecco, quando siete in paranoia perché vi sembra che sotto si stia già bruciando tutto, potete perdere completamente la testa, gridare frasi sconnesse all’indirizzo dei presenti e minacciare uno svenimento. È in questo preciso istante che ustionandovi (è necessario purtroppo) afferrerete con le mani i lembi di una parte di omelette e li tirerete con dolcezza, gridando: «Non ti rompere sgualdrina, non ti rompereeeee!», da una parte, ripiegando il cerchio dell’omelette in una simmetrica metà.

12)    Lasciate cuocere ancora un po’ che tanto non si brucia subito (ma molto presto…), poi utilizzando ancora le mani già ustionate (o furbissimamente un coperchio sul quale la rovescerete e poi rimpadellerete), rigirate la mezzaluna gialla sui due lati, fino a perfetta cottura (cioè prima che tutto diventi marrone).

13)    Togliete tutto dal fuoco e servite con grandi lamentele, scoppi improvvisi di risate e una Ceres doppio malto bevuta d’un fiato.

Complimenti avete fatto la vostra prima omelette!

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Questo articolo ha 8 commenti

  1. alina maria

    Complimenti x il blog e nn solo…:D….buona serata e piacere di conoscerti…:D

  2. UnaZebrApois

    ah ah ah!!!Con questa omelette mi hai fatto morire dal ridere!!!Bella buona genuina …insomma perfetta!!!

  3. Alessia

    Letto tutto d'un fiato.ESILARANTE! Attendo presto nuove avventure 😀

  4. Alice

    non avevo mai riso tanto leggendo una ricetta, grazie mille!

  5. Bastet

    Mi sono imbattuta per caso in questo blog e naturalmente l'ho salvato tra i preferiti e sto spulciandolo ben bene! Spulciando spulciando ho trovato questo post e, spinta da curiosità, l'ho letto: davvero troppo simpatico! Mi ha fatto ridere un sacco! Complimenti e a presto! Una nuova adepta =)

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