PER FORTUNA SI INVECCHIA: BOLOGNA SEGRETA
Per noi fricchettoni mancati Bologna è sempre stata un’isola che non c’è. Scrivo “mancati” perché io, come altri non-giovani della mia generazione, ho sempre annusato il mito della Bologna rivoluzionaria da lontano, senza mai viverlo davvero. Ma grazie a Dio si invecchia. O meglio, si cresce. E le cose che sembravano mitiche a vent’anni a volte fanno la fine degli Exogini, delle carte di Magic o delle Lego Techinc, cioè dimenticate in un cassetto, da qualche parte a casa dei miei. La curiosità però, quella rimane, e Bologna anche. Bologna: una meravigliosa città che ho riscoperto con Gaia (davvero), e di cui ho carpito qualche segreto. Ci siamo stati recentemente e abbiamo visto tutto quello che di famoso c’è da vedere, prendendo spunto da un articolo su Expedia che avevamo già letto sulle 15 cose della città da non perdere. Abbiamo visto anche qualcosa di più in realtà, ovvero certi luoghi misteriosi, buffi, intriganti, che abbiamo scoperto grazie a un’associazione di volontari e una camminata a piedi. Riassumendo, pronti a leggere la nostra guida su Bologna: i sette segreti della città.
BOLOGNA LA ROSSA, LA GRASSA, L’UMANA
Proprio così: mi ci sono voluti quasi trentasei anni per scoprire Bologna. Da “giovine”, non sapevo nulla dei sette segreti della città. Così come del resto, pur ascoltando con devozione gli Skiantos, non sono mai riuscito nella carriera che Freak Antoni mi indicava con fervore: “Da grande voglio fare l’usuraio / anche il padrone, ma non l’operaio / diventare ultrateppista / pestare ogni giorno un commercialista” (Skiantos, Non dirlo nemmeno per scherzo). Da studente universitario ho gridato al miracolo alla vista de Le straordinarie avventure di Pentothal di Pazienza, ma le mie esperienze lisergiche arrivano al massimo alla Coca-Cola mischiata con l’aspirina. Similmente la mia conoscenza di Bologna è sempre stata più teorica e letteraria che pratica (ringraziamo Tondelli e Brizzi). E sì, in Via Paolo Fabbri 43 ci sono stato anche io, ma Guccini era già da un pezzo felicemente accasato presso Pàvana, nell’Appennino. Insomma non ho fatto il DAMS, non sono rimasto fuori-corso e fuori-sede e diciamoci la verità: a parte qualche improbabile giornata sprecata girando per il mercatino della Montagnola, l’ “anima” segreta di Bologna è sempre rimasta un mistero per me.
BOLOGNA SVELATA: I SETTE SEGRETI
Ho recuperato, e bene direi. Sette segreti, esatto, come i vizi capitali, come i nani, come i re delle favole. Luoghi curiosi, tra storia e divertissement, ma che vale la pena di vedere insieme ai bolognesi dell’associazione Succede solo a Bologna che ne sanno una marea e ci hanno guidati nel cuore delle leggende metropolitane bolognesi. Basta con i preamboli, sotto con i segreti.
1. La finestrella sulla “piccola Venezia”
Una strana finestra che in Via Piella, vicino al civico 16, si apre su un canale. Il canale ha una storia, medievale, ovvio. La vista fa tanto “quadretto felice” (quando c’è acqua nel canale) e “troiaio rinsecchito” (quando l’acqua non c’è). Oggi gli innamorati ci passano, scattano la selfie di rito, disegnano qualche cuore-amore nei pressi.



2. Le tre frecce conficcate
In alto su un portico della Strada Maggiore, proprio all’imbocco di Corte Isolani, ci sono tre frecce piantate nel legno. Bisogna farsi venire il torcicollo per guardarle bene e io ne ho viste giusto una, a fatica. La leggenda dice che tre briganti abbiano sbagliato mira perché distratti da una bolognese ignuda alla finestra. Ci sta. Fortunata la mancata vittima.
3. “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”
Che tradotto alla buona è “il pane è vita, il vino è allegria, la cannabis è protezione”. Capite bene che il messaggio oggi si fraintende facilmente. Pare che la canapa fosse parecchio commerciata nei secoli passati, ma non per usi ricreativi… Ammirate l’iscrizione all’angolo tra Via Indipendenza e Via Rizzoli: la si vede dal basso nella Torre Scappi, sulla volta del portico che poi continua in Via Indipendenza.
4. “Panum resis”
Come a dire che la conoscenza è alla base di tutte le cose. Dentro Palazzo Poggi in via Zamboni c’è una cattedra universitaria con incisa la frase in questione. Noi non l’abbiamo vista però, perché il palazzo era chiuso al pubblico. Ci crediamo comunque: fa parte della mitopoiesi dell’Alma Mater Studiorum bolognese (la prima università del mondo occidentale, mica tortellini!).



5. Il “telefono senza fili”
Sotto la volta del Palazzo del Potestà, in Piazza Maggiore. Riconoscerete il punto perché i turisti si mettono faccia al muro a bisbigliare. E incredibilmente si sente tutto, o quasi, stando agli angoli opposti. Pare fosse una misura precauzionale di igiene per far confessare i lebbrosi. Sia come sia, è un giochino ganzo.
6. Il dito della statua del Nettuno
Nella piazza omonima c’è una statua del Giambologna. Diciamo particolare… Dalla statua andate verso l’ingresso della biblioteca pubblica, cioè davanti alla Sala Borsa, e cercate una mattonella più scura. Ora, da quel punto guardate la statua. In basso… Possente il Nettuno, eh? La prospettiva trasforma una delle sue dita in un vigoroso membro maschile eretto!



7. Il vaso rotto sulla Torre degli Asinelli
Tutti gli universitari di Bologna sanno che sulla torre degli Asinelli non si deve salire, altrimenti non ci si laurea. Non tutti sanno che in cima alla torre c’è un vaso rotto, o i resti di un vaso. In realtà questi resti non ci sono, almeno io non li ho visti, ma la narrazione rimane, a testimonianza, si dice, della capacità cittadina di resistere e mediare nei conflitti.



L’OTTAVO SEGRETO
L’ottavo non è davvero un segreto: a Bologna si mangia in modo meraviglioso. Io e Gaia abbiamo rischiato più volte il famigerato “coma felsineo”: critica e perniciosissima forma di incoscienza causata da indigestione di mortadella IGP. Date retta, chiudiamo questo post in bellezza con i nostri consigli su dove mangiare a Bologna!






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