Città della Pieve - Monteleone d'Orvieto - Piegaro - Umbria

Due giorni in Umbria: Città della Pieve, Monteleone d’Orvieto, Piegaro e Parrano

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LA VITA REALE, IN UMBRIA

L’Umbria è il luogo perfetto per un test etno-antropologico di viaggio, per esempio per capire se un micro-tour funziona, o che senso abbia viaggiare lenti, in un territorio piccolo, e poco lontano da casa. Quello che abbiamo scoperto in Umbria è una comunità viva di paesi piccoli, che lottano e lavorano, e si compiangono poco, ma hanno moltissimo da offrire per emergere in una competizione turistica pressante, tra le città più grandi come Assisi e Perugia e “schiacciati” tra due regioni  che intercettano flussi turistici di massa come la Toscana e il Lazio. Morale: vale la pena andare alla scoperta di un’Umbria “minore” (ma minore solo nell’aspetto geografico)? Sì, eccome.

Giornate di relax le nostre, certo, ma anche di investigazione, se volete, minuziosa, certosina, ricostruendo un territorio fibra per fibra, direi, quasi zolla per zolla. Slow, certo, ma sicuramente non poor. Così io e Gaia abbiamo preso parte a un blog tour (“L’Umbria che non ti aspetti“) che propone itinerari in una zona dell’Umbria occidentale, tra le province di Terni e Perugia che sinceramente non conoscevamo molto.

IL TOUR DI DUE GIORNI IN UMBRIA

L’idea di un Umbria “nascosta”, ovvero di posti lontani dai riflettori ma da scoprire, ci ha preso. Da quelle zone sono passati in tanti: etruschi, romani, longobardi e infine nobili e nobilotti vari più o meno collegati ai domini papali. Ognuno ha lasciato una traccia, sia nelle architetture sia nello stile di vita.

Per l’utilità dei lettori dividiamo dunque il nostro reportage in terra Umbra in due parti. Una prima si potrebbe chiamare “Bellezze inaspettate”, con il fedele racconto di cosa abbiamo fatto e visto, soprattutto architetture e luoghi, in due giorni, tra Città della Pieve, Monteleone d’Orvieto, Piegaro e Parrano. In un post successivo invece che si potrebbe forse chiamare “Persone inaspettate”, vorremmo raccontarvi come si vive in questi luoghi o anche più semplicemente dove alloggiare e dove mangiare (bene) in un percorso del genere.

PIEGARO E IL MUSEO DEL VETRO

Cominciamo subito con le cose serie: il primo giorno ci siamo diretti su Piegaro. Un borgo antico, in pietra, su un colle, città murata a scopo difensivo: oggi quasi intatta. A Piegaro sono famosi per la lavorazione del vetro. C’era una fabbrica di vetro, di origine medievale. Chiusa nel 1968 e trasformata in museo, del vetro ovviamente, anche se io direi un museo del del “lavoro”.

Bottiglie, fiasci e prodotti in vetro
Prodotti della fabbrica, arte e artigianato a Piegaro.

Nel museo si sente l’odore del lavoro: aleggiano nell’aria, quasi rimbalzano, tra le stupende volte in pietra annerite dal fumo, le imprecazioni degli operai di decine di mastri vetrai, alle prese con il mostro liquido, il vetro fuso. Lavoro tosto quello del vetrai: industria che ha conosciuto crisi cicliche e anche ora non se la passa benissimo. Una fabbrica infatti esiste ancora a Piegaro, ma non più nel centro del paese. Il vetro nel museo è presente in ogni incarnazione possibile: bottiglie, bottigliette, fiaschi, pulcianelle, ma si trova anche in una forma selvaggia e grandiosa, cristallizzato ormai, in colate color smeraldo di molti metri cubi, al fondo delle vecchie fornaci. Qui è puro, sedimentato in affascinanti valanghe verdi, lasciate per lo stupore dei visitatori del museo: masse lucenti che a tutto fanno pensare fuorché alla banale bottiglia di acqua minerale. Eppure.

Vetro fuso a Piegaro, Museo del vetro
Blocchi di vetro, rimasti dopo lo spegnimento delle fornaci.

MONTELEONE D’ORVIETO

In macchina siamo arrivati a Monteleone d’Orvieto. È un altro paesino alto medievale, un gioiello di pietra, una comunità piccola ma vitale. Piazzette e torri, fontane, palazzi che in realtà sono vecchi mulini, porte della città miracolosamente intatte, chiese. Una in particolare che da sola vale la visita: quella dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, con la tavola della Madonna col Bambino tra i santi Pietro e Paolo, *probabilmente* opera del Perugino. C’è anche una cripta venerata e famosa, la cripta di San Teodoro che contiene, a quanto pare, le spoglie mortali del caro santo. Non dovevano trovarsi qui, ma leggenda vuole che il carro di buoi che le trasportava si sia fermato a Monteleone e non abbia voluto sapere di ripartire.

Case a Monteleone d'Orvieto
Monteleone d’Orvieto: città e campagna.

CITTÀ DELLA PIEVE

Il secondo giorno è dedicato a Città della Pieve, il paese più grande nei dintorni. Costruito quasi tutto di mattoni e ha decisamente il suo fascino. Le attrazioni principali sono nel centro: torri, palazzi (stupendo quello della Corgna), e una rocca medievale che dava il vecchio nome alla città, cioè Castel della Pieve. Oggi la rocca è la sede dell’Ufficio Turismo e un eco-museo. Il recupero funzionale è stato eccellente e la rocca stessa è senza dubbio il miglio punto di partenza per scoprire Città della Pieve. Per i dettagli sulla rocca e sul resto delle meraviglie della cittadina, è utile fare un salto qui.

A Città della Pieve merita fermarsi presso la Chiesa di Santa Maria dei Servi – oggi Museo Civico Diocesano. Duecentesca, rimaneggiata pesantemente nel corso dei secoli, ospita comunque una notevole Deposizione della Croce, sempre attribuita al Perugino, riscoperta verso la metà dell’800, quasi per caso, poiché coperta da un altare e da una serie di stucchi. La cosa buffa è che sotto la Chiesa c’è una sorta di museo “in allestimento” aperto, anche se non ufficialmente. All’interno sono conservati reperti etruschi rinvenuti nell’area e un sarcofago, anch’esso etrusco, intatto, ancora da aprire. Mi sarebbe piaciuto forzarlo, ma non si poteva.

Città della Pieve, parti della città
Uno scorcio caratteristico di Città della Pieve.

Quello che abbiamo potuto fare invece è ammirare – questa sì opera eccellente e di indubbia attribuzione – L’Adorazione dei Magi (ancora) del Perugino dentro l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi. È enorme, stupenda e ricchissima di dettagli: la Madonna è bella come solo una Madonna del Perugino sa essere. Siamo rimasti a guardarla per una buona mezz’ora.

Menzione d’onore per il borgo di Salci, nel comune di Città della Pieve ma fuori dall’abitato. Deserto. Abbandonato negli anni ’60: un’istantanea un po’ spettrale di un tempo che fu, congelato, in attesa che qualcuno ne faccia qualcosa (le sue vicende sono piuttosto complicate).

PARRANO, MINUSCOLA MA IMMENSA

Ripresa la macchina andiamo a Parrano, giusto una scappatina pomeridiana: 530 abitanti circa. Tutta di pietra, curata con amore dai suoi abitanti. Si trova alta su un colle e isolata: è un setting da film medievale con un castello – c’è sempre un castello – che purtroppo non è aperto al pubblico. Ma noi ci siamo infilati lo stesso, ed è stato fantastico.

Vistadi Parrano, Umbria
La torre dell’orologio a Parrano.

CHI HA ANCORA TEMPO: PANICALE E MONTEGIOVE

In due giorni già quello che abbiamo fatto è parecchio. Però di sfuggita siamo passati anche da Panicale. Paesino ben conservato; il suo centro storico non ha nulla da invidiare agli altri della zona – da vedere anzi il Piccolo Teatro. Anche Montegiove, poco lontano, sarebbe da visitare, soprattutto per il suo castello (sì, un altro!), ora però trasformato in azienda agricola e non accessibile facilmente.

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Riassunto
Due giorni in Umbria: Città della Pieve, Monteleone d'Orvieto, Piegaro e Parrano
Titolo
Due giorni in Umbria: Città della Pieve, Monteleone d'Orvieto, Piegaro e Parrano
Descrizione
Un itinerario di due giorni in Umbria tra le province di Perugia e Terni per scoprire Città della Pieve e gli antichi borghi che fanno di questa zona una "meraviglia inaspettata".
Autore
Blog
La Patata in Giacchetta
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