Perché visitare Palermo? 8 idee per scoprire la città

Perché visitare Palermo? 8 idee per scoprire la città

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Di città del Sud Italia e di stereotipi ho già scritto a proposito di Napoli, segnatamente del Rione Sanità. Palermo è un’altra di quelle destinazioni che nella pancia del piccolo fiorentino snob (che sarei io) crea un rimescolamento di emozioni. Si alternano, in un’improbabile quanto assurda corpata indigesta di letteratura, cinema e luoghi comuni immagini de Il Padrino, pagine gattopardesche, dialoghi verghiani, rigurgiti pesantissimi di pani câ meusa, mescolati a palazzi barocchi, mafia e Camilleri, occhiatacce di Sciascia con la sigaretta in bocca insieme a fritturine di paranza sul lungo mare, e ancora poeti siciliani magri magri, consumati dall’amore, abbracciati alle icone, ormai sacre, di Falcone e Borsellino (e Peppino Impastato) che mi guardano in bianco e nero, severi e insieme tenerissimi, come a dire: “Figliolo, tu della Sicilia non sai veramente una sega, eh. . .”. Insomma, quando con Gaia decidiamo di visitare la Sicilia, lo confesso, avevo le idee un po’ confuse e forse, forse, qualche aspettativa stereotipata di troppo.

Ma facciamo ordine. Per Benigni in Johnny Stecchino il problema di Palermo era il “traffico tentacolare e vorticoso“. . .  Io direi che prima ancora del traffico (che c’è) il problema è arrivarci! Palermo infatti è – sorpresa delle sorprese – piuttosto lontana da Firenze. A volte si trovano dei buoni voli, ma se dovessi ritornarci ora penso che vorrei fare l’esperienza del traghetto. Anche perché così potrei avere la mia macchina e girare, di nuovo e con più calma, un pezzo di Sicilia oltre che le città più grandi. Dunque se dovessi partire mi studierei bene (e lo farei nel modo più utile possibile, cioè cercando fra le varie offerte delle compagnie marittime) una combinazione di traghetti per la Sicilia – la più agevole dalla Toscana. Livorno è più vicino, ma da Civitavecchia e da Napoli partono più navi e i biglietti costano (relativamente) molto meno. Una nottata in cabina e via! Di sicuro la nave costa meno dell’accoppiata volo più noleggio auto, anche considerando i costi di viaggio fino a Napoli.

Insomma, a Palermo ci dovete arrivare: immaginiamo con la fantasia di essere già a Palermo. Che si fa? Da dove si comincia? Si prende Goethe come riferimento e si segue lui? Faticoso (e Gaia credo mi ucciderebbe). No, quello che abbiamo fatto e che vi consiglio di fare è camminare. Certo, con una guida recente, non totalmente a caso. Le cose importanti da vedere – in teoria – si fanno anche in due giorni e sono buoni tutti a consigliarvele. Ciò che vorrei fare qui è raccontare alcune delle cose che mi hanno “spiazzato” a Palermo: non tutte sono importanti, non tutte sono incredibili. Qualcuna ha a che fare con il cibo (ovvio), altre no. In altre parole mi piacerebbe tentare di rispondere alla domanda perché visitare Palermo? E dare risposte vere per me, possibilmente fuggendo i luoghi comuni (o troppo comuni), in tutti i sensi.

1) Il Duomo di Monreale

Ecco, già contraddetto subito. Il Duomo di Monreale infatti è un luogo comune. Ma come si fa? Lo so, non è neanche Palermo-Palermo, ma solo nell’area metropolitana, e so pure che la Cattedrale di Santa Maria Nuova (così si chiama) è uno dei monumenti più visitati della Sicilia e patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO. Ma ripeto: come si fa? E’ forse la Chiesa più bella che abbia mai visto e i mosaici bizantini sono qualcosa di incredibile. Anche solo per questa chiesa (normanna) vorrei baciare il primo discendente normanno che incontro. Sono danesi e norvegesi d’origine. Facciamo la prima normanna allora.

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I cortili del Duomo di Monreale

2) Il ficus gigante di Piazza Marina

Senza alcuna logica: un albero! Per la precisone un Ficus macrophylla subsp. columnaris, ovvero un ficus che fa le colonne, cioè getta rami a terra, costituendo poi veri e propri tronchi-colonne e espandendosi sempre di più. Maestoso è l’aggettivo più facile a cui pensare. Una giungla in pieno centro, per l’albero dalla struttura fogliare più grande in Europa. Andate ad abbracciare quest’albero!

 

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Sotto uno dei Ficus giganti

3) Il cornetto al pistacchio di Spinnato

Non c’è nulla da fare, a me il pistacchio fa perdere il controllo. L’Antico Caffé Spinnato è una delle pasticcerie/bar/ristorante/gelaterie più vecchie e blasonate di Palermo. E ci sarà un perché. In zona pedonale, tra i due teatri maggiori della città, in piena Palermo ‘800, è incasinato nei momenti di punta ma fa alcune cose strepitose. Arancini per i salati e per i dolci cornetti con farcitura al momento: io ovviamente ho preso crema al pistacchio!

https://www.instagram.com/p/nh1t7-hOMq/?taken-by=patataingiacca

4) Il quartiere Kalsa

Uno dei più antichi – dal nome morbidamente arabo – al Khalisa, ovvero la “pura” o l’ “eletta”, è tra le mille altre cose il quartiere dove sono nati Falcone e Borsellino. E’ un luogo da girare, a piedi, con calma. Ovvio i monumenti sono da vedere, ci sono palazzi bellissimi (Palazzo Chiaramonte per esempio), ma più che altro è l’atmosfera, l’aria che si respira a incantare. Oggi è un quartiere popolare da affrontare con un chiaro-scuro nell’anima che è un po’ il viatico del viaggiatore (innamorato della Sicilia) che tuttavia non può fare a meno di buttarsi un occhio attorno: qui un po’ di criminalità è esistita e forse ancora resiste, non la vedi proprio direttamente, ma la intuisci. Nelle stradine dove qualche boss è stato visto (e poi arrestato) passeggiare libero, negli angoli dove ogni tanto i turisti più distratti finiscono per essere alleggeriti. . . Eppure, eppure cercando di andare oltre gli stereotipi leggendari del quartiere degradato (che come ogni leggenda un piccolo-piccolo fondo di verità lo racchiudono), la Kalsa per me è diventato subito un luogo del cuore. La piazza delle chiese di Santa Teresa e di Santa Maria della Pietà, le bancarelle degli ambulanti e la teoria infinita di bancarelle street food dai nomi già grassi e sostanziosi: babbaluci, sfincione, pane e panelle, pani câ meusa, stigghiole e via così. E oggi la Kalsa sta cambiando, anche. Sono moltissime le porzioni e le case restaurate o in corso di restauro, così come cambia anche il rapporto col turismo e la cultura. Se siete qui e avete tempo passate dal Teatro delle Marionette, è un posto curioso.

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Una finestra nella Kalsa

5. La Cattedrale di Palermo

Perfino troppo famosa per riassumerne la grandezza qui, è uno dei luoghi simbolo di Palermo, da vedere (documentandosi prima). Magnifica, eclettica, ricca di quasi novecento anni di storia. Perché è in questa lista? Perché al sottoscritto le parti normanne piacciono da morire –  e piace quel periodo storico. Palermo capitale del Sacro Romano Impero! Federico II, non un bischero a caso.

6. Il pane cunzato del panificio dietro il Duomo di Monreale

Il pane cunzato nasce come mangiare da disperati: pane, pomodoro, formaggio e acciughe e olio, olio a catinelle. C’è un posto, un forno, senza insegna e senza nome (almeno io non l’ho trovato), proprio a destra del Duomo di Monreale. Un posto non “alla buona”, di più! Mette (neanche sempre) due o tre tavolacci e sedie in strada e serve una cosa sola: pane cunzato, fatto espresso. Il proprietario è un giovialone e sarà la piazza, saranno gli ingredienti, sarà qualcosa che non capisco, ma tornerei in Sicilia solo per questo piatto. Nella disperazione di non aver trovato un nome per questo forno (chi lo sa me lo dica!), vi lascio le coordinate esatte per trovarlo: 38.082919, 13.291772.

7. La cittadina di Mondello

Sì, sì, proprio tutto la frazione, compresa la spiaggia – la più famosa di Palermo! E’ un’area residenziale ambitissima, per decenni esclusiva e costosa (anche oggi). Vale una visita oltre che per il mare per i festival letterari e artistici ma soprattutto per le case e gli edifici in stile liberty. Mondello è anche un gioiello dell’Art Nouveau. Se ci andate passate ad ammirare l’Antico Stabilimento Balneare!

8. I mercati Vucciria e Ballarò

La Vucciria, storpiatura del francese boucherie (macelleria), ora in siciliano significa ‘confusione’. E la confusione non manca in questo storico mercato fatto di prodotti tipici (ancora economici) e cibo di strada tanto buono quanto tosto da digerire (stigghiole, panelle, ecc.). Stradine e vie, piazzette, tanti banchi di pesce sempre bagnati, turisti in giro e palermitani a fare acquisti, ristorantini e locali alternativi, carino anche di sera, tantissimi colori. Andateci.

Ballarò (no, non la trasmissione televisiva. . . ): mercato permanente di frutta e verdura siciliane, dove si urla per chiamare gente – che arriva a frotte. Anche qui vi potete togliere la fame con decine di cibi da strada, cipolle bollite, crocchè, panini, e tanti altri. Forse meno turistico della Vucciria: uno dei più antichi, venite qui per comprare prodotti alimentari siciliani e fare pratica con il dialetto!

Perché visitare Palermo? 8 idee per scoprire la città
Pomodorini in vendita al mercato della Vucciria
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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Paola

    Wow, non vedo l’ora di tornare per andare nei posti che suggerisci!!

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