Cape Tribulation foresta pluviale Australia

Da Port Douglas a Cape Tribulation: visitare la foresta pluviale in Australia

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Il Queensland è una regione (immensa!) nel nord-est dell’Australia. Davanti c’è il Mar dei Coralli e la Grande Barriera Corallina – mal di mare a mille per visitarla, ma questa è un’altra storia. Nella regione la città più importante è Cairns, sulla costa, dove siamo stati per qualche giorno e dove io mi sono sfondato di avocadi (prodotto tipico). Qui infatti il clima è decisamente tropicale. E io e Gaia abbiamo scoperto cosa vuol dire “foresta pluviale”. Da Cairns è facile fare escursioni a nord, nel cuore della vegetazione umida, seguendo un tratto di costa straordinario, arrivando fino a Cape Tribulation. Un itinerario all’interno del Daintree National Park tra animali rari, bestie feroci, tanta umidità e scorci di oceano mozzafiato, Cape Tribulation e la foresta pluviale australiana sono due “cose” dell’Australia da non tralasciare.

PORT DOUGLAS E IL DAINTREE NATIONAL PARK

La nostra idea era quella di girovagare, trascinarsi morbidamente da una spiaggia all’altra, dormire sulla sabbia, contare i coccodrilli (al sicuro su una lenta chiatta), insomma fare uno slow trip dentro la foresta e godersi tutto con calma – a differenza del resto del nostro viaggio di nozze. Per questo abbiamo lasciato Cairns – città vera, porto nato per i minatori nell’800 – per dormire a Port Douglas. Un paesino da vacanze, più a nord, circa 70 chilometri.

Da questa gradevole cittadina, ricca anche di localini, pub e svaghi per famiglie si entra facilmente nel Daintree National Park, una riserva naturale famosa per la biodiversità e per essere una delle aree di vegetazione tropicali più vecchie del pianeta. E’ il regno della mangrovia, del coccodrillo, della felce e della palma.

tramonto a Port Douglas
Un tramonto scenografico a Port Douglas

GLI SPAVENTOSI COCCODRILLI (MARINI AUSTRALIANI)!

Prima di entrare con la nostra macchina (a noleggio) all’interno del parco però abbiamo deciso per un piccolo tour del Daintree River, alla ricerca dei coccodrilli. Da Port Douglas seguite le indicazione per il Ferry Crossing, un attraversamento del fiume su una chiatta che vi farà entrare davvero dentro il parco. Lì nei pressi ci sono diverse compagnie che con dei battelli accompagnano i viaggiatori sul fiume. Io e Gaia abbiamo fatto una “crociera” di un’ora. Piacevole. Ricca di informazioni scientifiche. Ma soprattutto ricca di animali: coccodrilli ovunque! Ma anche pitoni e serpentelli, uccelli di fiume, gazze, aironi. I coccodrilli sono riveriti e temuti dagli australiani. Temuti perché si mangiano di tutto, dagli animali da fattoria fino ai canguri, specialmente i wallaby (quelli piccolini e coccolosi). Pare mangino anche i cristiani e ci sono segnali di pericolo sparsi per tutto il fiume. In effetti sono mostri marini e preistorici, qualcuno anche sopra i tre metri.

Piccolo di coccodrillo in Australia
Un piccolo, quasi tenero, coccodrillino avvistato durante la nostra crociera sul Daintree River
Coccodrillo adulto in Australia
Il fratello maggiore, decisamente meno tenero

ATTRAVERSARE IL DAINTREE RIVER

Di ritorno dalla crociera e dai coccodrilli per me e Gaia è il momento di attraversare realmente quel confine fisico che ci separa dalla distesa infinita di piante e ruscelli che è il parco. Into The Wild, sul serio. Infilo la macchina sulla chiatta al Ferry Crossing (aiutatevi con la cartina sotto per capire la geografia) e ingrano la marcia una volta raggiunta l’altra sponda. Da qui in poi la vegetazione ci inghiotte, letteralmente, e la strada diventa uno stretto tunnel tra rami, foglie, strani fiori colorati, ibiscus, direi. A destra il mare, anzi l’oceano, da sinistra arrivano invece rivoli e rivoletti, scendono alle spiagge, accompagnati dalla pioggia che puntualmente ogni due o tre ore cade sul fogliame. Andiamo a nord, lontano dalla civiltà e dentro la foresta pluviale, direzione Cape Tribulation!

mappa di Cape Tribulation
La cartina del percorso, dal ferry crossing fino a Cape Tribulation
attraversamento con ferry - ferry crossing Daintree
L’avventura nell’avventura, l’attraversamento del fiume con la chiatta

SUA MAESTÀ IL CASUARIO O CASSOWARY

Siamo in macchina, con gli occhi rotondi, intenti a scrutare il verde davanti e tutto intorno a noi. Prima di partire io e Gaia abbiamo letto degli abitanti di queste foreste. Uno su tutti ci ha colpito: un uccello, il casuario o in inglese cassowary. Pare sia un grosso uccello terreste, simile allo struzzo: piume nere ma in alcuni punti cangianti, blu vicino alla testa. Ha una protuberanza cornea sempre sulla testa e si nutre di una specie di prugna velenosa (pare) che si trova in pratica solo in questa parte di foresta. Lo vogliamo vedere. Non lo vogliamo investire con la macchina. Ci sono cartelli gialli lungo la strada che segnalano la sua presenza, ma per ora sono tutto quello che io Gaia vediamo del fantomatico uccellone preistorico. In effetti è descritto come piuttosto raro da avvistare. Diventa così la nostra personale araba fenice. Io in particolare ho avuto reminiscenze infantili pensando a Calendar Man e allo strano uccello magico del cartone animato, il Cosmo-Pavone (qui solo pochi ex bambini drogati di anime mi potranno seguire… Yattodetaman, per i curiosi).

Per quasi un’ora dentro il parco, in macchina a passo d’uomo, ho continuato a dire a Gaia: “Eccolo! E’ lì, è il Cosmo-Pavone!”, e niente. Quando ormai lo scherzo era già diventato pesante, dal nulla vediamo apparire un tacchino gigante, la testa trucccata come una ballerina brasiliana. Ci mettiamo alcuni secondi per capire. . . Gaia: “Ma… Ma…”. Io: “E’ lui! E’ il cassowary, prendiamolo!”. Al che mi getto sulla reflex e scatto duecentoquarantasette foto del povero animale che, con una certa dignità avicola, attraversa la strada, ci guarda, e sparisce nella foresta. Capite bene che dopo nulla è stato più lo stesso.

immagine del casuario o cassowary
Eccolo, il Cosmo-Pavone! Conosciuto in Australia anche come casuario o cassowary

ARRIVIAMO FELICI A CAPE TRIBULATION

Finalmente arriviamo a Cape Tribulation, caso di topografia rivelatrice. Il luogo infatti fu battezzato così dal capitano Cook, ovvero “Capo della Tribolazione”. Il buon vecchio Cook andò a sbattere contro il reef con la nave; gli toccò fermarsi a terra, sistemare la nave e ripartire, con un certo sbattimento o meglio, tribolazione.

Nome a parte la spiaggia di Cape Tribulation è proprio affascinante. Complice forse un meteo strano, direi grigio-nebulizzante, e un’aria da Armageddon imminente, la visita dell’immenso arenile assomiglia molto allo sbarco su un pianeta alieno. Io e Gaia ci separiamo, perdiamo, chiamiamo tra le mangrovie. Entrambi rimaniamo stupefatti dal lavoro dei granchi sulla spiaggia che scavano centinaia di piccole tane, ammassando palline di terra in formazioni geometriche, in frattali a rilievo: mandala naturali di insospettabile bellezza. Tra le rocce sbucano pesci mai visti dal vivo, gli occhiuti perioftalmi (anche qui, i pochi disperati che si sono visti tutto Sampei, il pescatore dagli orecchi a sventola, ricorderanno la sfida dei pesci matsugoro). Decidiamo di esplorare tutta la spiaggia. Camminiamo moltissimo, mano nella mano, scalzi.

Repentinamente il tempo migliora, esce il sole. La spiaggia diventa dorata, il verde delle foglie e della foresta pluviale alle nostre spalle sembra staccarsi dallo sfondo, ogni foglia riflette la luce come uno specchio, come migliaia di piccole luci. Ci fermiamo per un po’ qui, respiriamo, prima di tornare alla macchina e riprendere il nostro viaggio.

pianta tra le mangrovie
Nuova vita fra le mangrovie: “pianeta” Cape Tribulation
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