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Survival Cooking – La pommarola dell’omino da sposare

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Survival Cooking – La pommarola dell’omino da sposare
o anche
Pasta al pomodoro fresco e basilico
fatta per la compagna che torna tardi dal lavoro

Cari amici amanti della buona cucina, bentornati!

Dopo una rilassante pausa estiva passata in Irlanda a mangiare schifezze e a mettere a repentaglio la salvezza del proprio fegato con 3, dico 3 signori e signore, uova al giorno… Eccomi a riprendere la rubrica più amata di questo blogghe, che propone piatti tipici della più fetente tradizione maschilista e sfigata, insomma quei capisaldi culinari della sopravvivenza testosteronica che ogni uomo, donna o ermafrodito dovrebbe saper affrontare nei momenti estremi e pericolosi. Insomma quei salvagenti che riempiono lo stomaco quando si  è soli, davanti a una birra e un porno oppure quando sono le otto e mezza passate e torna dal lavoro la vostra donna stracca morta e vi dice: «Io non c’ho voglia di fare una sega. Pensaci te, sennò s’ordina la pizza…». Succede anche nelle migliori famiglie di blogger di cucina….

Oggi quindi vi spiegherò per bene, a voi (italiani, esperti di cucina e appassionati di ricette) la mistica e sopraffina arte della pasta al pomodoro (fresco). Bello, eh?

Dovete mettere le mani (lavate) su:

–    Per 2 cristiani affamati, circa 250 grammi di pasta. Siccome cucinate voi, scegliete la pasta che minchia vi pare. La più assurda possibile tipo le ‘ruotine’ che a me garbano tanto;
–    Acqua (sembra perfino scontato);
–    Sale (per l’acqua e per il sugo);
–    Diciamo 4 o 5 pomodori buoni. Siccome è fine estate ci sono pomodori che parlano e cantano “O surdato’nammorato”. Ecco, scegliete quelli. San Marzano o rossi a grappolo, fate un po’ come vi pare;
–    Aglio (meglio se fresco) – 1 capo almeno se come me temete i vampiri, meno se siete tra quelle povere checche isteriche che lo scansano perché «Non lo digerisco», oppure «Mi torna a gola». Sappiate, o laidi, che l’aglio oltre alle note proprietà antibiotiche, cardiotoniche, ruttogene, antivampiriche, petomaniche e allucinogene (se assunto in grandissima quantità e solo per via anale) è anche parecchio bono ed è il fondamento della virtus maschile e medioministica italiana;
–    Cipolla (meglio se fresca) – 2/3. Vedi anche quanto già detto a proposito dell’aglio suo cuggggino;
–    1 statuina della torre di Pisa segna-umidità;
–    Un’unghia infìnitesimale di burro;
–    Un po’ di pepe nero. Facciamo 2 sgrattaruotate.
–    Olio extra vergine di oliva “Terra di Bitonto” – Fior Fiore Coop. Io uso solo quello. Voi poveracci fate come vi pare;
–    Basilico – svariate foglie. Se lo avete fresco, meglio, sennò quello triste e fragileeeeeeee, surgelato;
–    1 miniatura in plastica atossica del maestro Yoda, in posizione riflessiva. Vi servirà, non dubitate, se non altro come ispirazione;
–    1 o 2 peperoncini varietà Habanero, coefficiente di piccantezza 6.500 gradi Kacchius. (Usatelo solo se siete soli o in compagnia di persone vaccinate al peperoncino).

Trovati gli ingredienti da qualche parte (se dalla vicina gnocca ancora meglio), andate avanti così:

1)    Mettete in una pentola l’acqua a bollire sul fuoco. Salatela. Oppure fate come me, salatela e poi mettetela a bollire. Sì, lo so che bolle dopo, sapientini, ma poi altrimenti me ne scordo e si mangia la pasta sciocca che è come bestemmiare in turco.
2)    Contemporaneamente fate un bel battuto fine di cipolla e aglio. Piangete, pensando che state espiando i peccati del mondo. Piangete e se ce la fate pensate anche alla mamma e alla zia, a quanto siete cattivi e indegni, insomma sfogatevi sulla cipolla! Se gradite è questo il momento di prendere i guanti da fonderia e maneggiare il peperoncino da aggiungere.
3)    Buttate tutto in una padella o in recipiente antiaderente a forma di ufo (qui in casa Gaia c’ha solo questo) e fate soffriggere lentamente (LENTAMENTE!) aggiungendo una C o una A o una doppia ZZ o una O di olio. Insomma un po’ CAZZO di olio.
4)    Su un tagliere, oppure direttamente sul piano dell’acquaio così da far incazzare parenti e amici, tagliate a cubetti i pomodori lavati in precedenza. Qualcuno toglie le bucce; secondo me sono dei lassisti controrivoluzionari e il popolo li sconfiggerà.
5)    Bene, siete parecchio avanti: spassatevela! Chiamate un amico, chattate un po’, cercatevi un bel porno o le foto hard delle nostre ministre.
6)    Basta! Controllate il soffritto e il bollore dell’acqua. Dovete essere allineati. Al punto giusto di soffritto unite i cubetti dei pomodori, pepate e salate a occhio o ad capocchiam, come diceva il mio insegnate di filosofia. Continuate a cuocere a fuoco ora medio, fino all’amalgama della polpa di pomodoro.
7)    L’acqua continuerà a bollire, ma diciamo 2-3 minuti dopo aver unito i pomodori freschi gettate la pasta (i tempi variano ovviamente a secondo del tipo). Siate furbi, al pomodoro in genere bastano 5-7 minuti di cottura, quindi fate un piccolo calcolo, un’equazione, un logaritmo. Dovete avere i pomodori cotti quando la pasta è cotta. Lo so, è davvero davvero difficile, ma se vi sforzate… I più scafati, se abbisognano di allungare la polpa e ottenere più volume di sugo adoprano alla bisogna un po’ di passata, da traventare a metà cottura. Francamente è un metodo che disprezzo, tarocco e buggeratore. Fatelo solo se avete sbagliato le dosi e vi manca sugo, ma pentitevene amaramente.
8)    Il segreto della ricetta è proprio cuocere il pomodoro per bene, cioè non male. Ovvero: se lo cuocete poco sarà una pasta al pomodoro crudo (bella roba, sì). Se lo cuocete troppo viene fuori acido come una puntata del TG1… In ogni caso io personalmente aggiungo a fine lavori una minuscola (ma davvero minuscola) quantità di burro. Secondo me bilancia gli eventuali ultra-toni acidi (anche quelli poco percettibili) del pomodoro. Se siete usi ricorrere a tecniche quali aggiungere zucchero o bicarbonato di sodio, andate via finché siete in tempo. Smettete di leggere! Profanatori e alchimisti, stregoni delle reazioni acido-base spinte e rovina sapori!
9)    Fine. Quando il pomodoro è pronto aggiungete le foglie di basilico. Tenetevene un paio da aggiungere ‘fresche’ sul piatto servito, in modo da fare gli sboroni e fingere di essere in una pubblicità della Barilla.
10)    Scolate la pasta (senza farla troppo asciutta che non la sopporto!), unite la pommarola, girate, rigirate intonanto l’Inno di Mameli, e servite.

Bravi! Vi siete guadagnati ora la vostra cena e l’appellativo di «omino da sposare»!

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Questo articolo ha 6 commenti

  1. MrTree

    Grazie… ora piango (è la cipolla, ovvio).

  2. Jasmine

    Che ridere, amica 🙂 Bellissimo post!! 😀

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